La Masseria Rottacapozza è un tipico fabbricato rurale le cui origini risalgono al XVI secolo, quando il territorio, feudo di Gemini, apparteneva a Minturno Antonio vescovo di Ugento, come si evince nella relazione dell’apprezzo del feudo di Ugento riportata nel Tavolario di Luca Vecchione dell’anno 1767.
Il vescovo volle realizzare una residenza che avesse caratteristiche ottimali per l’avvistamento e la difesa da attacchi nemici che solitamente arrivavano dal mare.
La masseria restò di proprietà della diocesi vescovile di Ugento fino al 1808, quando, con le leggi eversive sulla feudalità, la masseria e il suo territorio vennero sottratti alla mensa vescovile e passarono in proprietà ai vari compratori e coloni.
Da alcuni atti privati risulta che la Masseria Rottacapozza entra a far parte delle proprietà della Fam. Serafini proprio nel 1800, tramandata poi da padre in figlio sino all’attuale proprietà.
Dal Catasto Onciario del 1745 si desume anche il nome della Masseria che era “GROTTA CAPOZZA”, col tempo poi deformato in Rottacapozza.
La Masseria Rottacapozza è stata costruita, intorno alle esigenze del massaro ed alle funzioni che egli era chiamato a svolgervi. Era considerata un vero e proprio centro agricolo, destinato all’allevamento ed alla produzione, al cui interno ognuno svolgeva compiti e ruoli specifici.
Gli ambienti ubicati al piano terra erano destinati a magazzini per il deposito dei prodotti raccolti nel feudo e ad ampie stalle destinate ai cavalli (dove ora si trova la sala ristorante), ai buoi ed alle pecore; tutti animali indispensabili a fornire carne, latte e lana, necessari per i lavori nei campi e per il trasporto di carichi di ogni genere.
Intorno all’aia erano strutturate anche le stanze dei lavoratori fissi e saltuari.
Di fronte al portone d’ingresso, sempre al piano terra, era dislocata l’abitazione del massaro e della faglia del “padrone” con camere caratterizzate da soffitti con volte a stella in pietra e cucine con i “focaliri” (caminetti). Quest’ultima parte dell’edificio era la più curata e dominava dall’alto l’intera costa tra Torre Mozza e Torre Pali.
Nella parte nord della masseria è stata scoperta una grotta naturale con all’interno del materiale litico, (l’attuale centro benessere) dove in epoca remota, pare sia stato rinvenuto un teschio, di non normali proporzioni, forse appartenuto ad un individuo vissuto nel periodo preistorico. Da qui lo spunto del nome della Masseria completato, appunto, dalla specificazione “CAPOZZA”.